Le origini di Mamèmi

Non sono sicuro di poter individuare esattamente l'inizio di questa storia, del mio approccio alla lavorazione dell'argilla. 

Forse perché non è verso il mezzo che si è sviluppata una passione inequivocabile, ma piuttosto verso un gesto, un'atmosfera. E anche se penso al gesto, non è un gesto esterno che mi viene in mente, ma piuttosto un gesto interno, dell'anima. 

Qui, ancor prima di incontrare l'argilla, ho incontrato un ambiente operoso, fatto di odori e strumenti, e una sensazione di pace, come nel luogo più sacro. 

L'idea di creare un luogo sacro dove poter essere ed esprimersi nel modo più autentico, dove lasciar parlare ciò che le proprie mani esperte e sapienti fanno e dove calmare le onde del pensiero, è l'idea più o meno consapevole che mi ha sempre ispirato e guidato. 

Poi la vita si è occupata del resto. La vita non mi ha permesso di intraprendere gli studi per diventare mosaicista, restauratore o architetto. O ancora, mi ha fatto crescere con una madre che dipingeva. 

La vita mi ha visto per diversi anni in Olanda, a Delft, dove ho incontrato il tornio e, attraverso questo, un amico con cui scambiare idee, progetti, uno spazio per il laboratorio, il mio primo.

La vita mi ha riportato in Italia dove ho continuato a spostare le mie attrezzature da un posto all'altro, alla ricerca di un luogo economico dove poter continuare a creare, fino a quando ho incontrato le persone che mi hanno letteralmente donato le quattro mura che poi sono diventate lo spazio definitivo del laboratorio. Infine, ma non meno importante, la vita mi ha fatto intercettare un bando europeo che ha permesso di ristrutturare quelle pareti e di allestire il laboratorio. 

C'è stato un momento, nel 2014, in cui Mamèmi si è affacciato al mondo, per poi farsi da parte e lasciare spazio ad altro e riemergere, lentamente, come lentamente può procedere il restauro di un edificio complicato e unico. Ma Mamèmi è tornato più maturo, rafforzato. È tornato per restare finché mi sarà concesso e poi, chissà? Mamèmi non ci sarà più, ma il suo spazio sacro, lo spazio che occupava, sarà lì, accogliente, per ospitare qualcun altro che sentirà il bisogno di esserci con gli stessi gesti interiori.

E sono sicuro che qualcuno ci sarà, perché quei gesti, quelle atmosfere saranno sempre più sentite come urgenti.

it_ITIT